L’attenzione verso i tumori della gola, in particolare quelli che colpiscono la laringe è cresciuta notevolmente negli ultimi anni.
Queste neoplasie rientrano tra i tumori della testa e del collo e rappresentano una sfida clinica importante, soprattutto per la loro insidiosità e la frequente diagnosi tardiva. Tuttavia, la consapevolezza dei sintomi precoci, in primis la raucedine persistente, e l’adozione di strategie preventive possono salvare molte vite.
Il sintomo più comune e significativo che può indicare l’insorgenza di un tumore alla gola è senza dubbio la raucedine che persiste per più di due settimane. Non si tratta di un semplice abbassamento di voce dovuto a un raffreddore o a un uso intenso della voce, ma di un cambiamento stabile del tono o del timbro vocale causato dal possibile coinvolgimento delle corde vocali da parte di una neoplasia.
Il tumore, crescendo, può irritare o comprimere le corde vocali, compromettendone la funzionalità, e questo è particolarmente evidente nei tumori della laringe. La raucedine può accompagnarsi a sintomi quali difficoltà a deglutire, sensazione di corpo estraneo in gola, dolore irradiato all’orecchio, tosse secca persistente, ingrossamento dei linfonodi del collo e perdita di peso involontaria. Questi segnali, soprattutto se protratti oltre le tre settimane, devono spingere a una visita specialistica dall’otorinolaringoiatra.
Gli esami diagnostici comprendono la laringoscopia o l’endoscopia, che permettono di osservare direttamente la gola e le corde vocali, l’ecografia o la TAC per individuare masse sospette e la biopsia, fondamentale per la conferma istologica della presenza di cellule tumorali.
In Italia si registrano circa 2.800 nuovi casi di tumore della laringe all’anno negli uomini e 500 nelle donne, mentre i tumori della faringe colpiscono circa 2.250 uomini e 650 donne ogni anno. La diagnosi precoce aumenta la probabilità di guarigione oltre il 90%, rendendo cruciale l’attenzione ai primi sintomi.
Fattori di rischio e prevenzione: ruolo del fumo, alcol e HPV
I principali fattori di rischio per i tumori della gola includono il fumo di sigaretta e il consumo eccessivo di alcol, con un effetto sinergico che moltiplica il rischio di sviluppare questi tumori. Negli ultimi decenni, però, si è osservato un aumento significativo dei tumori orofaringei correlati all’infezione da Papillomavirus umano (HPV), trasmesso soprattutto attraverso rapporti sessuali orali non protetti. Questi tumori si manifestano frequentemente in età più giovane rispetto a quelli legati a fumo e alcol.
L’infezione da HPV è oggi riconosciuta come una causa importante di tumori dell’orofaringe, con un’incidenza crescente soprattutto tra i più giovani. Per questo, la vaccinazione contro HPV rappresenta una misura di prevenzione fondamentale, insieme all’adozione di comportamenti sessuali protetti.
Altre strategie preventive includono l’abolizione del fumo, la limitazione del consumo di alcol, una dieta ricca di frutta e verdura per aumentare l’apporto di antiossidanti e vitamine, e la cura della voce per evitare stress vocale e l’esposizione a sostanze irritanti.

La campagna di sensibilizzazione “1 sintomo per 3 settimane”(www.specchioedintorni.it)
In Italia, la campagna europea Make Sense Campaign, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC), ha lanciato la regola dell’1×3: un sintomo che dura più di tre settimane deve indurre a consultare un medico. La campagna, attiva fino a settembre 2025, ha coinvolto oltre 140 strutture sanitarie pubbliche e private offrendo visite specialistiche gratuite per facilitare la diagnosi precoce.
L’allarme è fondato: i tumori della testa e del collo sono aumentati del 300% negli ultimi 30 anni, una crescita dovuta principalmente a fumo, alcol e HPV. La diagnosi precoce permette non solo di migliorare la sopravvivenza, con tassi che superano l’80-90% per i tumori individuati agli stadi iniziali, ma anche di evitare terapie invasive che compromettono la qualità della vita, come la laringectomia.